Cento, o quasi

Chiedetemi quante volte sono andato a Roma negli ultimi 40 mesi. Risposta: mai. Chiedetemi quante cose ho proposto per la Calabria: cento. O quasi”

venerdì 7 novembre 2014

quasi cento a S. Pietro in Guarano


























(l'intervento di Marina Machì)



Questa non è un'anteprima. Non è nemmeno una prima. Non è la prima volta che questo libricino di Salvatore Magarò viene presentato al pubblico. E neanche l'ultima. E' stato presentato in tanti comuni della Calabria, a partire dal più piccolo della provincia di Cosenza, Carpanzano, e molte altre volte sarà ancora presentato. Ma la ripetibilità dell'evento, lungi dall'essere una debolezza, è la sua forza.
Magarò, mentre stava preparando questo libricino, aveva in mente di intitolarlo "il cantiere della concretezza". Io credo che ci siano delle parole vietate, perché abusate e dunque svuotate di senso, come la parola "concretezza", e su questo tornerò fra poco.


La parola "cantiere" descrive bene invece ciò che si sta facendo in questo momento, ciò che stiamo facendo qui, insieme, con Salvatore. Non una sola grande presentazione che rimarrebbe fine a se stessa, ma tanti piccoli incontri costruttivi, durante i quali Salvatore può realmente spiegare, raccontare, e soprattutto ascoltare. Come d'altronde ha sempre fatto. Viaggiando per la Calabria in lungo e in largo e partecipando, come racconta lui stesso nell'introduzione a "Quasi cento", a centinaia di incontri pubblici.

"Quasi cento" è un bel titolo. Ricordo una raccolta di racconti di Enrique Vila-Matas, forse ormai il massimo scrittore spagnolo vivente, pubblicata negli anni 90 e mai tradotta in italiano, che si intitolava "per farla finita con i numeri tondi", nella quale Vila-Matas coltiva la sua avversione per le celebrazioni legate ai centenari, bicentenari, cinquecentenari ecc. e dedica un breve saggio ad ognuno dei suoi scrittori prediletti aggirando i numeri tondi. Ad esempio, dice, "oggi ricorrono 131 anni dalla morte di Charles Baudelaire"; oppure: "ma cosa avrò mai fatto di così importante ieri, per dimenticare che ricorrevano 117 anni e tre giorni dalla nascita a Vienna di Stefan Zweig?" E così via.

Allo stesso modo, questa raccolta di proposte per la Calabria, è assolutamente anti-celebrativa e anti-auto-celebrativa. Le proposte non sono cento. Sono quasi cento. O forse un po' più di cento. Non ha importanza. Magarò ci dice: queste sono le cose, alcune delle cose che ho fatto, che non sono riuscito a fare, che occorrerebbe fare.
Ho ripetuto 3 volte il verbo fare. Magarò, nell'introduzione, dice molto giustamente che "fare" è una parola inflazionata (come la concretezza di cui sopra, come i centenari e i numeri tondi). D'altronde, lui è un politico, e la politica è incentrata sul dire, sulla parola, sulla presa di parola.

Dobbiamo smetterla di pensare che il parlare sia contrapposto al fare. Con il parlare e nel parlare si compie un determinato atto, chiamato atto linguistico, un atto che produce qualcosa, un cambiamento dentro di noi e/o intorno a noi. Parlando si produce necessariamente un cambiamento, nel parlare l'individuo compie sempre un'azione, perché dire è fare. Sono questi gli assunti da cui parte la filosofia degli atti linguistici (siamo negli anni 50). La teoria degli atti linguistici si basa sul presupposto che con un enunciato non si possa solo descrivere il contenuto o sostenerne la veridicità, ma che la maggior parte degli enunciati servano a compiere delle vere e proprie azioni in ambito comunicativo, per esercitare un particolare influsso sul mondo circostante. (Austin, il padre della teoria degli atti linguistici nella filosofia tenne nel 1955 una lezione all'università di Harvard dal titolo "How To Do Things With Words" (Come fare cose con le parole).

Ed è quello che fa Salvatore e quello che stiamo facendo qui. Se siamo qui, prendiamo la parola, ci assumiamo la responsabilità di quello che diciamo e ci ascoltiamo, siamo una comunità. E ritrovarsi in una comunità, scrive Magarò, è quanto di più concreto ci sia. E anche quanto di più celebrativo, perché stiamo celebrando la nostra amicizia, altra parola cara a Salvatore Magarò.
Così facendo, Salvatore ha recuperato il fare, la concretezza e anche la celebrazione, restituendone un senso più pieno e più alto.
E lo fa mettendo insieme, come recita il sottotitolo del libro, iniziative, provvedimenti, disegni di legge a cui ha lavorato nel corso degli anni, e qui suddivisi in tre capitoli, costruiti come tesi, antitesi e sintesi, attraverso tre preposizioni: PER, CONTRO e CON.  
Il primo, “per la cosa pubblica”, raccoglie essenzialmente provvedimenti che riguardano la trasparenza e la semplificazione nella pubblica amministrazione; il secondo, “contro la ‘ndrangheta”, illustra le iniziative della commissione contro la 'ndrangheta e che logicamente – nel senso di una priorità logica che Magarò accorda alla legalità - sottendono le azioni proposte in tutti gli ambiti; nel terzo, “con le persone”, vengono presentate le proposte per il miglioramento della qualità della vita dei calabresi, la salute, l’ambiente, la coesione sociale, la cultura.

Magarò, lungi dal limitarsi ad un ambito ristretto al suo ruolo di presidente della commissione contro la 'ndrangheta ha una visione d'assieme dei mali e dei possibili rimedi per la Calabria. Anzi, proprio da presidente della commissione contro la 'ndrangheta sa bene che la mafia si combatte intervenendo in tutti gli ambiti che riguardano la vita quotidiana dei cittadini, dal rapporto con la pubblica amministrazione, alla salute, al commercio, al settore sociale e a quello culturale.

In tutti gli ambiti è necessario prendere la parola: come dice Enzo D'Onofrio, coraggioso magistrato anticamorra della DDA di Napoli - che peraltro la Commissione antindrangheta della regione Calabria ha ospitato lo scorso anno - per contrastare le dinamiche mafiose, non occorrono poteri straordinari, poiché “danno solo l’idea che si voglia combattere la mafia; è necessario invece sconfiggere quel silenzio che cela l’attività delle organizzazioni criminali e che permette loro di proliferare; la parola è l’arma che temono di più e che può sconfiggerle”.
Dicevamo: proposte, provvedimenti, iniziative. Non troverete invece in questa raccolta molte interrogazioni: Salvatore, infatti, ha sempre sostenuto che il lavoro del consigliere regionale sia quello di proporre leggi che riguardano tutti i cittadini e non occuparsi puntualmente degli interessi di piccoli gruppi di persone.

Le proposte riguardano argomenti che spesso anticipano temi ora trattati a livello nazionale, come la riduzione del numero dei consiglieri regionali o la destinazione di risorse premianti per gli enti pubblici che spendono presto e bene i finanziamenti loro destinati. Queste e altre proposte non richiedono grandi investimenti economici e sono facilmente applicabili. Tuttavia, molte di esse non sono state approvate e, quand’anche sono state trasformate in legge, queste leggi, purtroppo, non vengono tuttora applicate.
E’ il caso, per citarne solo alcune, della n.3 del 7 marzo 2011 (sostegno alle imprese vittime di reati di ‘ndrangheta), la numero 5 (agevolazioni a favore dei testimoni di giustizia e loro famiglie), la numero 7 (sostegno ai Comuni e alle associazioni per lo start up dell’imprenditoria legata ai beni confiscati), la numero 39 del 4 novembre 2011 (tracciabile informatica del procedimento amministrativo e misure per la trasparenza) e di altre illustrate in modo chiaro e conciso in questo volumetto che si legge di corsa, come scrive Paolo Guzzanti nella sua prefazione breve e schietta, e - si intuisce - non di circostanza: di corsa, "non nel senso della fretta ma della furia".

Lettura infine facilitata e resa ancora più agile e gradevole da una grafica allegra (l'immagine di copertina è di un'illutratrice francese, Agnès Rosenstiehl), in perfetta armonia con il carattere schietto e solare di Salvatore Magarò.

Marina Machì

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