Così scrivevo nel febbraio del 2013 in occasione delle
elezioni europee (“Contare i fili
con la speranza che si trasformino in corda”):
In molti mi chiedono come mi regolerò in
occasione di questa competizione elettorale. Non sono un capo corrente e molti
dei lettori credo conoscano la mia storia politica. Provo a sintetizzarla. Di
formazione cattolica e socialista, sono stato a lungo sindaco di Castiglione
Cosentino, per un breve periodo (all’epoca di Giacomo Mancini) presidente della
provincia di Cosenza, poi consigliere regionale con il centro-sinistra,
attualmente eletto con la lista Scopelliti, presidente della commissione
regionale contro la ‘ndrangheta, non ho mai aderito al Pdl. Scappai dal partito
socialista arrendendomi allo strapotere dei signori delle tessere, pure dopo
aver verificato l’inoperosità e la scarsa sensibilità in materia di legalità
della giunta Loiero. Molti dei disegni di legge da me studiati in materia di
trasparenza e legalità, all’epoca rimasti lettera morta, sono oggi leggi.
Ripensate alla luce delle esperienze più avanzate, quelle di Libera e dell’associazionismo in prima linea, quello di don Ciotti e don Panizza. E’ il caso della n.3 del 7 marzo 2011 (sostegno alle imprese vittime di reati di ‘ndrangheta), la numero 5 (agevolazioni a favore dei testimoni di giustizia e loro famiglie), la numero 7 (sostegno ai Comuni e alle associazioni per lo start up dell’imprenditoria legata ai beni confiscati, legge che stiamo riformulando dopo le osservazioni della Consulta), la numero 39 del 4 novembre 2011 (tracciabilità informatica del procedimento amministrativo e misure per la trasparenza), più altre su cui non m dilungo per ovvi motivi di spazio.
Ripensate alla luce delle esperienze più avanzate, quelle di Libera e dell’associazionismo in prima linea, quello di don Ciotti e don Panizza. E’ il caso della n.3 del 7 marzo 2011 (sostegno alle imprese vittime di reati di ‘ndrangheta), la numero 5 (agevolazioni a favore dei testimoni di giustizia e loro famiglie), la numero 7 (sostegno ai Comuni e alle associazioni per lo start up dell’imprenditoria legata ai beni confiscati, legge che stiamo riformulando dopo le osservazioni della Consulta), la numero 39 del 4 novembre 2011 (tracciabilità informatica del procedimento amministrativo e misure per la trasparenza), più altre su cui non m dilungo per ovvi motivi di spazio.
Perché accordo alla legalità una qualche
priorità logica? Lo spiega bene un anonimo funzionario indiano: “il fatto è che
se non riesci a governare un’area, allora quest’area non è tua”. Sappiamo tutti
che la corruzione, il malaffare, la mala-politica, l’illegalità, sono oggi
fenomeni diffusi che travalicano il nostro ambito regionale. Ma come non tener
conto del recente e allarmato report della Direzione nazionale antimafia? La
densità mafiosa, i quasi 60 comuni sciolti per mafia, sommati ai dati della
disoccupazione e agli altri indicatori socio-economici, dipingono una
situazione incancrenita e non più sostenibile.
Per tornare al funzionario indiano, credo sia ben difficile governare la
Calabria. Non sappiamo più di chi è.
Come tanti cittadini elettori soffro molto della
riduzione della politica a un programma per evitare il peggio, per rinunciare a
tutti i progetti positivi e seguire l’opzione del meno peggio. E comunque in
quei programmi fatico a rintracciare un’idea per il Mezzogiorno e in
particolare per la nostra regione. (…) Non resta che confidare nei fili,
sparsi, con la speranza che in futuro riescano a trasformarsi in corda.
La stampa locale è sempre stata parsimoniosa nei miei riguardi, molti i
tagli, il più delle volte qualche frase riportata in un pastone redazionale.
Questo è quanto scrivevo nel giugno del 2013
(La mia Africa, 22 giugno 2013):
“Gli interventi etico-politici li
faccio sempre malvolentieri” scriveva in un’intervista di qualche anno fa
Claudio Magris, autore alla ribalta in questi giorni per essere stato scelto a
sorpresa per gli esami di Stato. E proseguiva: “non ho nessuna smania di
compiere azioni morali. Sarei ben felice se la vita non mi ponesse mai di
fronte a problemi morali”. Giusto per dire che non ci provo gusto e che non
vorrei sembrare bacchettone, ma credo che la situazione politica a Cosenza sia
giunta ad un punto tale da meritare una riflessione. Mettiamoci per un attimo nei
panni di un cittadino che la mattina apre il giornale e legge. Legge di
“schemi”, “alleanze”, di “campagne acquisti”, “papabili” e “intoccabili”. Legge
di “vertici” e “malumori”, di persone che “rispondono” o che sono “vicine” ad
altre. Legge che “A potrebbe essere sostituito da B per far entrare C in
consiglio, il quale rafforzerebbe D”. Non vorrei scadere nella retorica della
gente comune delusa dalla politica, perché - sono sempre le parole di Magris:
“è come se un medico missionario dicesse: in Africa ci sono epidemie talmente
colossali che me ne vado in Svezia”. (…) Osservo da sempre e con preoccupazione
il perenne rischio epidemiologico, fatto di clientelismo, cencellismo e
trasformismo. E’ il morbo della vecchia politica, (…). So pure che non ci sono
pasticche utili a debellarlo, se non lasciarsi - e presto - alle spalle questo modo di fare politica che
allarga il fossato tra i cittadini e le istituzioni e che distrugge la
reputazione della classe politica. So bene, poiché ne ho una lunga esperienza,
che la politica è anche questo, che vi sono dinamiche di rappresentanza e di equilibri
tra forze politiche e all’interno di esse. Ma tali equilibri, specie se su una
scala di amministrazione comunale, non possono essere ridotti a computi sul numero
di consiglieri, con una composizione dei gruppi che varia continuamente,
discostandosi dalla volontà degli elettori. Calcoli fatti per rafforzare se
stessi in previsione dei prossimi appuntamenti elettorali, (…). Creare consenso
è qualcosa in più – ma soprattutto di diverso – dall’occupare posti di potere.
Non sono un missionario, ma questa è la mia Africa e certo non me ne vado in
Svezia.
Mi si accusa oggi di un ennesimo salto della quaglia, di
trasformismo. Non nascondo un certo disagio, ma sono stato deluso ripetutamente
dall’operato della compagine della giunta Loiero e ho forse avuto l’ingenuità
di confidare nella novità rappresentata da un giovane e energico Scopelliti. So
essere autocritico ma sono pure un po’
testardo.
Altro non saprei dire.
Mi rassicura il precetto di un mio amico prete: “importa cosa
fai, non dove lo fai”.
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