Cento, o quasi

Chiedetemi quante volte sono andato a Roma negli ultimi 40 mesi. Risposta: mai. Chiedetemi quante cose ho proposto per la Calabria: cento. O quasi”

Paolo Guzzanti (prefazione)

Ho letto di corsa “Quasi cento”, non nel senso della fretta ma
della furia. E mentre lo leggevo mi venivano a galla tutti quei
bocconi mai digeriti che ogni socialista italiano si porta nello
stomaco per tutta la vita. Questo libretto è una testimonianza
e un vademecum: il vademecum del buon amministratore che
viaggia – stavo per dire “in carrozza” – da Castiglione Cosentino
a Cosenza e a Reggio Calabria, ma che non va mai a Roma, perché
privilegia la sostanza rispetto all’apparenza. La sostanza oggi
si chiama “fare”, ma è diventata una parolaccia. Appena dici
che vuoi fare, e non dire, ti inchiodano il cartello berlusconiano
anche se sei il sindaco di Firenze. Del resto, tanto per ricordare,
nel famoso film Nanni Moretti urla a D’Alema: “Dì qualcosa di
sinistra!”. Non gli urla di “fare” qualcosa di sinistra.
Quasi cento sono le cose che Magarò ha pazientemente tessuto,
mandato avanti, costruito con la sabbia e col gesso, anche
anticipando venti riformisti nazionali come la riduzione di sprechi
e incarichi.
Dicevo dei bocconi amari dei socialisti. La nostra è un’antica
diaspora che, come il popolo dei Maya, è finita quando sono finiti
i sacrifici umani per mancanza di materia prima. Siamo rimasti
per strada storditi, senza casa ma persino più forti e magari
scegliamo anche case che secondo le tradizioni dovrebbero essere
considerate interdette. Ma chi ha a cuore il proprio Paese come
nazione e il proprio paese come luogo per cui vive e lavora, non
si ferma, non si formalizza, ma procede con pazienza mettendo
in lista le cose da fare, anche le piccolissime cose. Quasi cento. E
scopre così che Castiglione Cosentino (e le Calabrie, che conosco
dagli anni 70 e che di recente ho ricominciato frequentare)
sono una piccola Italia, con gli stessi problemi dell’intero
Paese, a cominciare dai tempi di pagamento della pubblica
amministrazione che, essendo biblici, ammazzano le imprese
e dunque sia il lavoro che il rilancio economico. Basta scorrere
i titoli, per dire: toh, ma non è su questo che oggi si discute?
Premiare gli enti locali che sanno spendere? O ridurre i membri del
Consiglio Regionale? Ridurre a due i mandati possibili?
Ecco dunque una lettura concreta di cose concrete, tutte a portata
di mano. Peccato che Magarò non vada mai a Roma: forse potrebbe
tenere alcune lezioni di saggezza amministrativa e di solidità
intellettuale e morale.

Paolo Guzzanti