Salvatore Magarò precursore di Papa Francesco
L'alchimia, con le sue albedo, nigredo e rubedo (non a caso divenuti nomi di una linea di grappe alla liquirizia della ex-Zagarese), resta ovviamente l'architesto, il riferimento forte e influenzante. Ma la storia dei divertissement parafarmaceutici affonda, collocandoci in tempi più recenti, nella patafisica di Jarry. E il precursore più noto è la Resurrettina di Raymond Roussel, che funziona solo se assunta insieme al Vitalium (né più né meno come nelle epatiti il sofosbuvir va assunto assieme al dactlasvir).
Giocati sulla congiunzione, su una "e", tali principi attivi diventano letteratura combinatoria in Roussel allo stesso modo della sintesi farmaceutica nelle pratiche di laboratorio spesso non meno empiriche e dai poderosi effetti collaterali. Così la Misericordina (Mysericordyna) della premiata ditta Bergoglio-Krajewski (quest'ultimo arcivescovo/elemosiniere che ha rilanciato un'idea dei seminaristi polacchi devoti di suor Faustina Kowalski, promotrice del culto della Divina Misericordia, sottoponendola al più anticonformista dei papi), congiunge il campo semantico della farmacologia, e in particolare dell'omeopatia (59 granuli intracordiali), a quello della liturgia e della preghiera. Il principio attivo è ovviamente il Misericordium ed è indicato per il cuore, non in senso anatomico ma nell'abusato senso metaforico, come medicina spirituale. Un cuore che è comunque presente anche nell'etimologia di misericordia (misèreo + cor-cordis). Nelle confezioni distribuite a più riprese ovviamente non c'era un blister ma un rosario, accompagnato da un'immagine di Gesù misericordioso e da un foglietto posologico, comprendente istruzioni per l'uso e le avvertenze (eventualmente si consiglia una segnalazione non al farmacista ma al sacerdote). E le controindicazioni? Prontamente espresse dal cretinetti di turno, l'esperto di marketing: "la fede è stata ridotta a superstizione, a oggetto di consumo, (...) retaggi di un marketing molto arretrato, un'operazione che porta più danni che vantaggi, alla reputazione, alla fiducia, allo standing di un brand". Al contrario - commentò Sergio Milano, oggi in forze in una importante agenzia di pubbliche relazioni: “Al di là dell’originalità o della riuscita dell’operazione di “marketing” (ma mi pare che qui si tratti di comunicazione nella sua accezione più ampia e includente), ciò che colpisce è la capacità di Francesco di esercitarsi con una delle categorie più sapientemente descritte da Calvino nelle sue lezioni americane: la leggerezza. Il papa scherza, gioca con significati e significanti, spiazza e sorprende, ci mette lo zucchero sulla pillola - come Mary Poppins - ma rimane papa, anzi, accresce quotidianamente la propria autorevolezza (anche a dispetto della propria autorità) come nessuno ha fatto mai. Non mi pare cosa da poco”.«Non dimenticatevi di prenderla – disse candidamente il Papa dal balcone - perché fa bene al cuore, all'anima, a tutta la vita». Capito emerito professore di mktg? Se l'accademismo le ha mangiato lo spirito, più laicamente detto senso dell'umorismo, provi con una dose doppia.
Non saprei dire quanto la società difetti di misericordia: non sono né un teologo né un epidemiologo e per le mie piccole pratiche quotidiane preferisco l'aggettivo "compassionevole". Ciò di cui avverto spasmodicamente la mancanza, più della misericordia, credo si chiami elasticità, intelligenza, cultura, in particolare quella della connessione e - suo inverso - della decostruzione. Anche mia figlia di pochi anni ha inteso subito che uno scatolino farmaceutico con all'interno un rosario era una parodia, un incrocio, un corto circuito, tra due discorsi di natura diversa. Detta in modo più semiologico, una bella porzioncella d'intertestualità. Poiché però la mamma dei bacchettoni è sempre incinta (forse un supplemento motivazionale per la recente lettera apostolica “Misericordia et Misera”, giusto per rimanere sul terreno scientifico della diagnosi prenatale e delle gravidanze indesiderate), si tratta di reazioni a cui ci hanno abituato altri luminari, esperti di 'ndrine più che di marketing. Bersaglio abituale il presidente della commissione regionale antindrangheta, coautore, sponsor e affabulatore-distributore di altri falsi farmaci come l'antindrina (alfa-ndranghetina) e - più di recente - il multivitaminico Lex-total plus, modo ironico e sintetico per raccontare il complesso di leggi da lui studiate, proposte e in parte varate. Magarò chi? Romano De Grazia non nuovo a fare del sarcasmo: “quello che distribuiva pillole antindrina senza specificare se andassero prese prima o dopo i pasti”? Difficile spiegare al serio magistrato il senso di una provocazione utile a discutere coi ragazzi nelle scuole, di un approccio umoristico per questioni maledettamente serie e decisive per il futuro della nostra regione. Non so Salvatore Magarò quanta misericordina abbia assunto nel tempo (suppongo a vagonate in epoca giovanile) ma certo non difetta di una serena allegria e di senso dell'umorismo. Ancora di recente, ora che è in pensione ed è uscito a testa altissima da quella schifezzella di rimborsopoli, si candidava a supportare (gratuitamente, of course) il dirigente regionale riottoso a occuparsi di legalità. I bacchettoni, al contrario, poveri di Vitalium, sempre più spesso sono laici seriosi e autobeatificantesi. Sempre più raramente sono cattolici.
“L’istituto di ricerche Demoscopika già anni addietro stimava un giro d’affari complessivo di 53 miliardi di euro. Liberarsi dalla ‘ndrangheta significa dunque liberare risorse e creare lavoro. I beni confiscati troppo spesso non vengono restituiti alla collettività per mancanza delle risorse necessarie a riconvertirne la destinazione d’uso. E’ necessario che la Regione Calabria istituisca un fondo da impiegare rapidamente per il riutilizzo a fini sociali dei beni sequestrati. Si tratta di cifre modeste rispetto al guadagno in termini di occupazione e di civiltà”. “Ci sarà pure un discorso antindrangheta di maniera, ma non “di rimessa: subordinato a quello della magistratura” - continua l’ex presidente della commissione antindrangheta – “Penso a una proposta di legge (la n.359) – è non è la sola - da me presentata nell’agosto del 2012. Non c’è solo repressione e non c’è soggezione nei confronti della magistratura, solo ascolto e collaborazione. Chi è in prima linea non fa altro che ripeterlo in ogni occasione pubblica: la scuola può far molto, la politica moltissimo”.
(Massimo Celani, Cronache delle Calabrie, 26 novembre 2016)
L’Università del Progetto
Le "Poesie terapeutiche", intendevano essere farmaci-letterari antidepressivi per meglio comprendere/assecondare i turbamenti dell'animo umano. Quando questi curiosi farmaci furono progettati, da un'idea geniale di Ermanno Cavazzoni (l'autore della sceneggiatura de "La voce della luna" di Federico Fellini, ma non solo, tanto per intenderci) i tempi non erano maturi per parlare di Prozac o di smart drug, ma l'intento era in qualche modo lo stesso, anche se si realizzava senza sostanze chimiche: uscire da se stessi per meglio sintonizzarsi con l'ambiente circostante. Era il lontano 1991 e le Poesie furono un vero successo di critica e di pubblico, tanto che furono necessarie ristampe (120 mila copie vendute, 4 ristampe) per non lasciare nessuno senza la propria poesia terapeutica.
La scelta era tra sette diverse poesie, da "La quiete dopo la tempesta" prodotta dai Laboratori Leopardi di Recanati, a "Tanto gentile e tanto onesta pare" della casa farmaceutica Degli Alighieri di Firenze allo "Zang Tumb Tumb" della Farmaceutici Filippo Tommaso Marinetti, per citarne solo alcune. All'interno delle scatole era naturalmente presente un foglio illustrativo che suggeriva posologia e controindicazioni.
Oltre a Ermanno Cavazzoni (che ebbi la fortuna di conoscere all'Unical, durante un seminario organizzato da Gabriel Sala), l’Università del Progetto significava Paolo Bettini, Giorgio Celli, Gianni Celati e molti altri, tra cui Paolo Albani (il che vuol dire Oulipo/Oplepo).
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