Da
qualche settimana sto seguendo con vivo interesse lo svolgimento della campagna
“100 comuni contro le mafie” avviata a Trezzano sul Naviglio in Lombardia
insieme all’ANCI, pronta per essere esportata anche in Calabria.
Probabilmente
resterà sorpreso nell’apprendere che, in realtà, già da qualche anno sulla
porta di ingresso della maggior parte dei comuni calabresi, è affissa una targa
recante la dicitura Qui la ‘ndrangheta non entra>.
Così Salvatore
Magarò si rivolge a Klaus Davi, in una lettera aperta che l’ex consigliere
regionale della Calabria ha indirizzato al noto massmediologo.
targa affissa a Longobucco (CS)
Ho
ideato e promosso questa campagna di sensibilizzazione a partire dal 2010 nella
mia qualità di presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta del consiglio
regionale, riscuotendo apprezzamenti a livello istituzionale, ma anche nel
mondo cattolico, dalle associazioni e in alcuni settori della società civile.
Non
cerco primogeniture, mi creda. Al contrario, il fatto che i Comuni lombardi e l'Anci si siano resi protagonisti di una iniziativa analoga a quella condotta dalla mia più
modesta persona, è una piccola rivincita nei confronti di alcuni settori della
stampa locale e nazionale che non hanno mancato di criticare aspramente la mia
attività.
Si
figuri: sull’argomento c’è chi ha scritto addirittura l’intero capitolo di un
libro, inciampando in una serie di errori dettati dalla fretta e dalla
disinformazione.
Del resto, il tempo è galantuomo. La ‘ndrangheta si nutre anche di simboli, di simboli del potere ai quali ho cercato di contrapporre alcuni semplici oggetti di consumo quotidiano in cui racchiudere un pensiero, un breve ragionamento, anche dal tono di voce umoristico e spesso utilizzando il dialetto.
Tra questi anche una pillola, la pasticca antindrina: una scatolina dal packaging
molto simile a quello dell’aspirina con all’interno una bustina di dischi di
cioccolato ed un particolare bugiardino farmaceutico contenente alcuni appunti
di tipo sociologico rivolti agli studenti calabresi. Un modo per ricordare che
la ‘ndrangheta si propaga alla stregua di un virus e che le manette e le
sentenze non sono sufficienti a debellare il morbo.
Bisogna scuotere le coscienze, in particolare dei nostri giovani.
Bisogna scuotere le coscienze, in particolare dei nostri giovani.
Un altro prodotto bistrattato a queste latitudini e riabilitato
dalla misericordina del Papa.
Giocando sul significato metaforico della parola, abbiamo prodotto anche un particolare tipo di pasta: il pacchero alla ‘ndrangheta, che poi si è trasformato in un premio, il “pacchero d’argento” di cui tra pochi giorni, il 18 settembre, celebreremo la sesta edizione.
Giocando sul significato metaforico della parola, abbiamo prodotto anche un particolare tipo di pasta: il pacchero alla ‘ndrangheta, che poi si è trasformato in un premio, il “pacchero d’argento” di cui tra pochi giorni, il 18 settembre, celebreremo la sesta edizione.
Certamente una targa non sconfigge la ‘ndrangheta, qualsiasi sia
il messaggio che contiene.
Ma ogni cerimonia di affissione ha coinvolto nei vari comuni le istituzioni,
le scuole, la parte sana della società civile. Ed è servita per ribadire da
quale parte deve stare lo Stato: dalla parte dei giusti, degli onesti, delle
persone perbene.
C’è poi anche il rovescio della medaglia, come la vicenda di un sindaco che quella targa se l’è tenuta per oltre un anno in un cassetto, finché non l’hanno arrestato proprio per i suoi rapporti con la ‘ndrangheta.
Comune di Cerzeto
Salvatore Magarò coi Prefetti Franco Gabrielli e Raffaele Cannizzaro
C’è poi anche il rovescio della medaglia, come la vicenda di un sindaco che quella targa se l’è tenuta per oltre un anno in un cassetto, finché non l’hanno arrestato proprio per i suoi rapporti con la ‘ndrangheta.
Tutto
questo per dirle che sottoscrivo in pieno l’iniziativa che sta portando avanti
con l’ANCI. Continuo a battere il terreno della legalità attraverso
l’associazione Più di Cento – Tana per
la legalità.
Forse gli otto
colpi di pistola, che qualche buontempone ha fatto esplodere contro il portone
della mia segreteria, avrebbero dovuto dissuadermi, ma
lo devo alle persone che mi hanno sostenuto ed ai miei collaboratori, coloro
che hanno partorito buona parte delle idee che hanno contraddistinto il mio
percorso, a cominciare proprio dalla targa contro la ‘ndrangheta. Persone che,
probabilmente, e lo dico con una punta di amarezza, se avessero avuto la
fortuna di nascere e vivere a Milano forse oggi sarebbero validi collaboratori
del suo staff invece di andare ad ingrossare le fila dei disoccupati in
Calabria>.
Cosenza,
6 settembre 2015
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